Il digitale al centro di una nuova realtà

 

Il 2020 è stato un anno che non dimenticheremo facilmente; la pandemia di COVID-19 – piombata come un fulmine a ciel sereno nelle nostre vite – ha destabilizzando e sgretolato le nostre certezze. Possiamo affermare con certezza che questa pandemia ha avuto un impatto enorme sui nostri comportamenti, soprattutto nei confronti del digitale e del nostro approccio ai media, accelerando per certi versi la trasformazione digitale in atto nel nostro paese.

Nuove abitudini digitali

Siamo degli animali sociali e visto che non possiamo fare a meno di mantenere il contatto con i nostri cari, in questa fase abbiamo dovuto cambiare il modo di relazionarci con i nostri affetti, tanto che il 63% degli italiani ha utilizzato le videochiamate, anche nelle fasce d’età più matura (fonte: Wired Trends 2021).

E quando non possiamo socializzare, ecco che ci buttatiamo a capofitto nella visione di film e serie TV (dopotutto abbiamo un sacco di tempo a disposizione). In quanti ne hanno approfittato per recuperare, o iniziare, quella serie che da molto avevano il desiderio di guardare? Il 58% delle persone ha dichiarato di aver guardato la TV più di prima privilegiando i contenuti on demand e lo streaming, usufruendo di piattaforme come Netflix, Amazon Prime Video, Disney Plus, Rai-Play e Mediaset Play (fonte: Wired Trends 2021).

La rete è entrata a far parte della nostra quotidianità, l’83% degli italiani la utilizza più di prima (fonte: Wired Trends 2021).  Insomma, meno male che Internet e i servizi di streaming sono arrivati prima dello scoppio della pandemia. Provate a pensare se tutto questo fosse accaduto 20 anni fa, come avremmo resistito con la tecnologia dell’epoca?

Sebbene il settore dell’intrattenimento abbia tratto beneficio da tutto ciò – un esempio su tutti è stato proprio quello della piattaforma di streaming Disney Plus che ha superato i 50 milioni in 5 mesi, mentre l’aspettativa era di arrivare ai 60-90 milioni di utenti per il 2024 – (Global Techradar), un altro che ne è stato fortemente penalizzato è stata l’istruzione.

Istruzione: un settore penalizzato?

A marzo anche la scuola, e nuovamente a novembre, luogo di aggregazione ha dovuto chiudere. Ed ecco che le mura domestiche, per docenti e studenti, sono diventate le nuove classi grazie a strumenti come Google Meet, Zoom, Skype e molti altri che hanno trasformato le lezioni in videoconferenze. Questo però non è stato sufficiente a replicare l’esperienza della formazione dal vivo, mancando di fatto i momenti in cui c’è il contatto tra studenti e docenti o anche tra gli stessi studenti, non c’è più lo scambio di idee e di pensieri. Per non parlare delle innumerevoli ‘gaffe’ da parte di chi vive in casa: genitori, parenti, conviventi e anche animali, che ogni tanto appaiono nell’inquadratura della webcam. La didattica a distanza risulta essere – pur con i suoi vantaggi – presenta molte difficoltà: tantissimi ragazzi non hanno una connessione adeguata a sostenere il traffico di dati per seguire le lezioni, i più svantaggiati non hanno nemmeno smartphone, tablet o computer adeguati, o i loro genitori non sono in grado di utilizzarli correttamente. Questo dimostra quanto il l’Italia sia ancora molto indietro nella digitalizzazione e sulle infrastrutture che garantiscono una corretta e continua fruizione dei contenuti della rete.

In questi mesi abbiamo tutti affrontato una crisi forte e diretta; anche per questo dobbiamo osservare e analizzare le dinamiche emergenti e farne tesoro. I nuovi sistemi digitali e le nuove abitudini che stanno nascendo dureranno nel tempo, e il ruolo dell’online sarà sempre più centrale anche post pandemia. È necessario quindi un approccio tecnico, critico e analitico nei confronti della tecnologia, solo così si potrà essere creativi. Dobbiamo ricordare quando appresso in questi mesi e integrare il digitale all’analogico, senza dimenticare il necessario upgrade delle infrastrutture attualmente presenti sul nostro territorio.

 

Tommaso Signori