Ode alla Pasta

Il più bello (e buono) tra i design

 

 

Un pacco di pasta brandizzato Fendi

 

A settembre 2020 agli ospiti della maison Fendi per la Milano Fashion Week è stato recapitato un invito alquanto singolare: un pacco di pasta brandizzato Fendi. Lo stesso logo che vediamo stampato su vestiti, borse, cinture e accessori di ogni tipo è così diventato un inedito (e commestibile) formato di pasta. Ma perché una Maison come Fendi ha scelto proprio la pasta?

In primis Fendi è un brand italiano e si sa che l’Italia è la culla della pasta e gli italiani ne sono dei cultori. In più la pasta ha un richiamo fortemente domestico, casalingo e di conseguenza fortemente familiare, soprattutto in un periodo in cui le persone si sono ritrovate a dover affrontare un lungo lockdown che ha fatto sentire un po’ tutti spaesati e impauriti. Gli italiani – e non solo- hanno ovviato a questo senso di spaesamento andando a rifugiarsi nell’attività per la quale l’Italia è riconosciuta in tutto il mondo: la cucina.

In secondo luogo la pasta oltre che una fonte di nutrimento è a tutti gli effetti un elemento di design.

 

Ma come fa la pasta a essere un design?

 

La pasta può essere suddivisa in tantissimi formati, dimensioni e tipologie. C’è la pasta fresca fatta con l’uovo, la pasta secca, quella rigata e quella liscia, la pasta lunga e quella corta e così via. Quando si progetta qualcosa – in questo caso la pasta- si pensa alla performance che vogliamo avere da quel determinato oggetto. Vogliamo che questo sia utile, renda la vita delle persone più facile, sia duraturo nel tempo e sia esteticamente piacevole. La pasta inoltre è stata creata e plasmata dal popolo che per millenni l’ha adattata, meglio di chiunque altro, alla vita di tutti i giorni. Infatti, lo scopo del design è appunto quello di migliorare con oggetti e invenzioni la vita comune.

La pasta ha tutte queste virtù perché facile da cucinare e estremamente versatile. Fa parte della tradizione, ma questo non le impedisce di essere in continua evoluzione. Infatti, ogni singolo formato ha uno scopo ben preciso. La pasta deve saper accompagnare le infinite possibilità di sughi, dal pesto al ragù. Anche per questo che la pasta presenta una moltitudine estremamente ricca di diversi design regionali che cercano di adattarsi al meglio ai numerosi prodotti che quello specifico posto ha da offrire, che siano questi verdure, pesce, carni e formaggi. Non è un caso che le trofie si sposino alla perfezione col pesto o che proprio gli spaghetti vengano utilizzati per l’amatissima carbonara romana per esempio.

Ogni formato è il risultato di anni e anni di perfezionamento. La pasta non è solo design estetico, la pasta è anche texture, gusto e masticazione. La pasta deve saper accarezzare lingua e palato e risultare della giusta consistenza. Ogni formato è progettato in modo che la pasta possa raggiungere un livello di cottura ottimale, ma non tutti i design vengono bene e alcuni di questi nella storia sono stati scartati perché insoddisfacenti. Un esempio di insuccesso in questo campo è stato il caso della pasta Mandala disegnata dal celeberrimo designer e architetto francese Philippe Starck. Proprio a causa della sua forma: alcune parti erano spesse, altre molto fine e per questo motivo la cottura non risultava mai uniforme dando così fastidio al consumatore.

 

Inoltre, nel tempo la pasta si è dimostrata ecosostenibile in quanto ha un impatto ambientale minimo

 

Secondo l’ultimo rapporto di Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane) sia le emissioni di Co2 che i consumi idrici per produrla si stanno abbassando sempre di più. La pasta diventa così un design sostenibile, amico della terra. Quello di essere ecosostenibile è un obiettivo che la maggior parte dei designer e creativi di questa generazione si stanno ponendo appunto perché l’oggetto di design deve poter essere continuativo nel tempo, duraturo a differenza delle risorse che il nostro pianeta ci offre e che sono limitate. L’oggetto di design è disegnato per fare del bene e migliorare la vita degli utilizzatori e anche quella del pianeta.

Nonostante quando pensiamo al design le prime cose che ci vengono in mente siano gli accessori, i vestiti e soprattutto i complementi d’arredo, ora possiamo vedere come anche un oggetto che sembra avere il mero compito di nutrire le persone possa essere considerato un elemento di design a tutti gli effetti. Inoltre quando si considera un oggetto di design lo si vede spesso come un bene di lusso e costoso, ma questo non è sempre vero o almeno non lo è per la pasta.

È chiaro allora perché Fendi abbia proprio scelto come invito per la sua sfilata un pacco di pasta nonostante avrebbe potuto optare per qualcosa che si avvicini di più alla percezione che le persone hanno della moda e dello stile. Non è una scelta che spiazza appunto perché la pasta è iconica, soprattutto per gli italiani. È iconica come lo sono determinati capi d’abbigliamento, accessori e oggetti d’arredamento. Rimangono evergreen e se invecchiano al massimo diventano vintage e ne guadagnano in valore.

 

Eleonora Radice