E se il sonno fosse uno dei più importanti regali dell’evoluzione?

Le potenzialità del sonno nel trattamento di disturbi neurologici e psichiatrici.

 

Tutti noi prima o poi abbiamo pensato a quante cose potremmo fare se non dovessimo dormire tanto spesso e tanto a lungo. Facendo un rapido conto e assumendo che ognuno di noi dorma in media 8 ore a notte è facile scoprire che un terzo delle nostre vite è spesa a occhi chiusi, ‘semplicemente’ dormendo. Pensiamo a quel libro sul comodino che da mesi ci ripromettiamo almeno di iniziare o quel film che non riusciamo mai finire perché verso la fine ci assopiamo ogni volta; se non dovessimo dormire sicuramente quel libro l’avremmo finito e del film avremmo già visto il seguito.

 

Allora perché tutte le notti dobbiamo dormire?

 

E dico dobbiamo perché siamo letteralmente obbligati a farlo e a una data ora il nostro organismo ci chiede di riposare un po’. Non possiamo farci nulla, come non possiamo smettere di respirare o mangiare. Eppure, la ragione per cui mangiamo e respiriamo è chiara: il nostro organismo per vivere ha bisogno di ossigeno e sostanze nutritive. Bene, il motivo per cui dormiamo è esattamente lo stesso: il nostro organismo per vivere ha bisogno di tutti quei numerosi e complessi processi che avvengono esclusivamente durante il sonno. Esiste una rara malattia genetica chiamata ‘insonnia familiare fatale’, la quale, come si intuisce dal nome stesso, causa una gravissima insonnia e dopo qualche mese porta inevitabilmente alla morte. Dunque è chiaro, uno stato di prolungata mancanza di sonno è condizione incompatibile con la vita.

Facciamo ora un passo indietro. Il sonno è sempre stato considerato in opposizione a qualcosa. Il sonno è assenza di veglia, assenza di attività, assenza di consapevolezza. Ne deriva, in un certo senso, che sia stato considerato come un processo passivo, quasi secondario e trascurabile. Tuttavia, negli ultimi decenni la comunità scientifica ha ampiamente dimostrato il contrario.

 

 

In definitiva il sonno è un processo complesso ed essenziale alla vita, la cui funzione è ancora in parte un mistero.

 

Piccola curiosità: ogni mammifero dorme. L’evoluzione ha mantenuto intatta tale funzione nel corso dei millenni e se ci si ferma un attimo a riflettere, questo è abbastanza sorprendente. In termini di sopravvivenza della specie il sonno appare estremamente sfavorevole; un animale che dorme è esposto a un numero decisamente maggiore di pericoli rispetto a quando è in fase di veglia, basti pensare ai predatori. Quindi questo forte svantaggio deve essere in qualche modo compensato da altri aspetti più vantaggiosi. E dunque, quali sono questi aspetti? Solo per citarne alcuni, il sonno favorisce il sistema immunitario, l’eliminazione di sostanze di scarto dell’organismo e il metabolismo. Ma una delle funzioni più convalidate e studiate è legata alla memoria. Durante il riposo si verificano un insieme di processi complessi e finemente sincronizzati che determinano il consolidamento di tutte quelle nuove informazioni a cui siamo stati esposti durante la veglia.

La ricerca degli ultimi decenni non si è limitata a osservare e riportare questi aspetti, ma ha anche tentato di manipolare i processi fisiologici. Studi condotti in laboratorio hanno scoperto che alcune tecnologie, le quali impiegano una stimolazione elettrica o acustica durante il sonno, riescono ad aumentare la durata dello stadio più profondo del sonno. Questo sembrerebbe determinare un aumento delle informazioni ricordate al risveglio. Riflettendo su questo concetto è facile intuire le potenziali applicazioni in ambito sanitario e bisogna dire che sono piuttosto considerevoli.

Immaginiamo una persona affetta da Alzheimer con importanti deficit di memoria, la quale durante la notte, mentre sta ‘semplicemente’ riposando, viene sottoposta a tale stimolazione. Nel corso delle varie notti potrebbe riportare un aumento delle capacità mnemoniche che potrebbe determinare un conseguente miglioramento della qualità della vita. È chiaro che non stiamo parlando di cambiamenti miracolosi e immediati, si parla di processi che per avere luogo richiedono tempo. Inoltre, è bene precisare che tutto questo è ancora in fase di studio, tuttavia è molto promettente.

 

 

Altro aspetto degno di nota è che il sonno risulta alterato in quasi tutti i disturbi mentali.

 

Ansia e depressione sono forse i più intuitivi. Quando siamo fortemente in ansia per quello che ci aspetta la giornata successiva è ‘normale’ dormire poco e male la notte. Se questo succede una volta ogni tanto non ci sono grosse ripercussioni, i problemi cominciano quando si verifica tutte le notti poiché determina una diminuzione di quel sonno profondo di cui si parlava prima. Bene, immaginiamo ora se una persona con un disturbo d’ansia venisse sottoposta a stimolazione: il sonno sarebbe qualitativamente migliore e forse anche la qualità della vita ne gioverebbe. Ovviamente anche questo è ancora in fase di sperimentazione, ma ad ogni modo rimane un aspetto particolarmente interessante.

Negli ultimi anni la ricerca ha perfezionato dispositivi portatili che permettono una stimolazione del sonno anche da casa. Ciò significa che non sarà più necessario l’utilizzo di laboratori o cliniche del sonno, aspetto che potrebbe risolvere non pochi problemi in termini di adesione alla terapia. Ne consegue che si può davvero pensare a percorsi terapeutici o di prevenzione a lungo termine e di facile applicazione per qualunque persona.

In conclusione, il sonno è un processo affascinante e ancora in parte sconosciuto. Comprenderne i meccanismi potrebbe portare allo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate che permetterebbero di interagire con il sonno e di affiancare a queste terapie già esistenti. Dunque il sonno potrebbe essere davvero un grande regalo che l’evoluzione ha mantenuto: una sorta di superpotere che dobbiamo ancora imparare ad usare appieno.

 

Giorgia De Gasperi