Fin dentro l’opera

 

Un’artista deve comprendere il silenzio, un’artista deve usare il silenzio per entrare nel suo lavoro” è quanto afferma Marina Abramović ne “Il manifesto dell’artista”, una raccolta di dettami precisi che affermano con profonda coscienza quali siano i doveri e le caratteristiche di un’artista al fine di mantenere sacro e autentico il suo ruolo all’interno della società. Sollecitatore di coscienze, garante della libertà d’espressione, l’artista è colui il quale ci invita al ragionamento attraverso le proprie opere, all’intima riflessione, all’uso del pensiero laterale, fornendo al proprio pubblico punti di vista inaspettati sulla realtà oggettiva.

 

Performance Art: quando lo spettatore diventa parte dell’opera

 

Con la nascita dell’Arte Concettuale l’indagine diventa l’oggetto e per la prima volta il pensiero prevale sull’estetica, ma è con la Performance Art che il raccontabile lascia spazio all’esperienziale e i mezzi creativi diventano illimitati, fino all’espressione della Body Art dove l’opera si manifesta attraverso il corpo. Nella “Performance Art” lo spettatore diventa necessario all’artista e con attiva partecipazione o solamente con la propria energia collabora al compimento dell´opera. L’Arte performante diventa uno strumento per sperimentare attraverso i sensi ciò che sfugge all’intelletto. Marina Abramović, esponente di spicco della Performance Art, nei suoi cinquant’anni di carriera ha esplorato su di sé tutti i limiti del corpo umano: nelle sue performance il sangue è realmente sangue, è autentico il suo dolore e autentica è la sua paura, mentre dona tutta se stessa con generosità e sincerità.

 

L’arte di Marina Abramović fa luce sulla vulnerabilità dell’animo umano

 

Capace come pochi di portare il pubblico dentro l’opera, nelle sue innumerevoli performance ha spesso sopportato pratiche estreme per ore e lo spettatore privo di resistenze fa esperienza immediata di sentimenti ed emozioni forti e contrastanti. Marina è una Disturbing con una profonda vocazione verso il superamento dei limiti del corpo. Il suo processo artistico si risolve da sempre in un’opera che mira a risvegliare le coscienze sopite, facendo luce sulla vulnerabilità dell’animo umano. Nella primavera del 2010 con “The Artist Is Present” Marina Abramović torna al pubblico dopo quasi dieci anni di assenza, decisa a condurre lo spettatore verso la dimensione del “silenzio”. Con “The Artist Is Present” Marina sembra voler rievocare le origini del pensiero alchemico e dell’Ars Regia, traducendo in performance l’antichissima pratica del “ricordo di sè”.  Lo “stato di presenza mentale” è un lavoro lungo e faticoso sul raggiungimento di uno stato di coscienza che attraverso una costante pratica fisica permette di sperimentare la disidentificazione coi propri pensieri. La pratica ha quindi come obiettivo quello di spegnere anche solo per pochi attimi il dialogo interiore che porta la nostra mente a vivere perennemente nel passato e nel futuro ma mai nel presente. Il “ricordo di sé” è dunque uno stato fisico ed emotivo non un fenomeno intellettuale. Lo ritroviamo ad esempio nel pensiero e nella pratica Buddista, nella capacità di ‘placare’ la mente attraverso la meditazione, fino al raggiungendo di uno stato di ‘presenza’ ed ‘auto-osservazione’ tale da poter percepire le nostre emozioni più forti senza venirne travolti. Una ritrovata intima ‘distanza’. Con “The Artist Is Present” Marina ci fa intendere quanto sia vicina a conoscenze tanto antiche, cosí come al pensiero della Gestalt therapy agli scritti di Gurdjieff.

 

 

“The Artist Is Present” è uno strumento di ascolto pofondo che riconnette lo spettatore con il suo presente

 

Recupera la pratica dell’osservazione in assenza di giudizio e la riporta a noi donandoci una performance intensa e commovente. In una grande stanza del MoMA di New York Marina siede in silenzio per un totale di 736 ore e contempla il ‘presente’, ponendosi al di sopra della somma delle sue parti. 1400 persone partecipano attivamente alla performance invitate a sedersi di fronte a lei al fine di sperimentare e osservare il ‘nulla’, concetto che già da tempo affascina l’artista. “The Artist Is Present” è una performance che vuole diventare un vero e proprio strumento per il suo pubblico, invitandolo a praticare un’osservazione cosciente, una forma più profonda di ascolto e di contatto col nostro ‘presente’. Il linguaggio della Performance Art mantiene intatta la sua intenzione sociale e l’artista provvede a indagare sull’invisibile per poi raccontarcelo. 

La Abramović si conferma ancora una volta artista necessaria alla costruzione di una società consapevole e la sua anima generosa coglie una nuova necessità del contemporaneo. Il suo linguaggio performativo ha dunque scelto ‘il silenzio’ per provocare e risvegliare la coscienza di un essere umano che vive disconnesso a se stesso, iperstimolato e disorientato dalla velocità. “The Artist Is Present” è un’opera necessaria all’arte contemporanea e, a mio parere, all’umanità tutta. Arte come mezzo necessario alla ciclica riconciliazione tra uomo e mondo.

 

Alice Nereide Cossa

 

Immagine:

© 2010 Scott Rudd

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