La moda etica e sostenibile nel 2021

 

Vi siete mai chiesti che impatto hanno i nostri vestiti sul pianeta?

 

Sicuramente non ci poniamo spesso questa domanda, ancora di meno quando si tratta di fare shopping a prezzi stracciati. La triste verità è che l’industria del fashion produce il 10% delle emissioni di carbonio e, secondo i dati dell’UNECE, è addirittura una delle maggiori consumatrici delle risorse d’acqua in scala globale. Sono dati impressionanti, ma c’è di più: un report del 2017 della Ellen MacArthur Foundation, mostra che continuando con questi ritmi, si passerà ad avere il 26% delle emissioni di carbonio nel 2050.

Il lato positivo del fast fashion è sicuramente quello di rendere lo shopping più abbordabile per tutti, ma a che prezzo? Abbiamo davvero bisogno di tutti i vestiti che compriamo? L’espressione “The more you buy, the more you want. The more you want, the more you waste.” in questo caso riassume benissimo l’attitudine della maggior parte dei consumatori.

Ma gli abiti e gli accessori che usiamo devono essere per forza nuovi? Una delle soluzioni per far fronte allo spreco e all’inquinamento è sicuramente comprare abiti di seconda mano. Negli ultimi anni in Italia, sono nate molte realtà che hanno un obiettivo in comune: ridurre il consumo di vestiti e portare avanti la campagna dell’usato.

 

Second hand non è solo diventato un trend, ma un vero e proprio stile di vita

 

In Italia esistono molte realtà che hanno come obiettivo di realizzare progetti di sviluppo nei paesi del Sud del Mondo, nonché azioni sociali e di sensibilizzazione in Italia.

Dare una seconda vita agli abiti inutilizzati attraverso il riutilizzo e il riciclo, genera benefici ambientali e sociali; gli indumenti vengono raccolti, igienizzati, selezionati, smistati e destinati ai paesi del sud del mondo.

Alcune realtà rilevanti però, decidono di rivendere gli abiti griffati e in buona condizione nei negozi vintage, per dare appunto una seconda occasione a questi indumenti che hanno sicuramente molta storia alle spalle. Infatti, i negozi di second hand e vintage hanno riscosso molto successo negli ultimi anni, vestire usato non è solo diventato un trend, ma un vero e proprio stile di vita.

Secondo i dati di HUMANA, oltre 24 milioni di chili di abiti raccolti hanno permesso di evitare l’emissione di circa 90 milioni di chili di anidride carbonica e lo spreco di oltre 150 miliardi di litri di acqua.

Dare nuova vita ai capi ci fa comprendere il valore delle cose, soprattutto in un’epoca in cui è tutto così futile e velocemente rimpiazzabile. L’impegno di queste realtà è sicuramente una grande risorsa per il nostro paese, per le nuove generazioni e per il pianeta.

 

Sonia Jacob