La rivoluzione Fosbury

Grazie alla fisica un atleta cambia per sempre la storia del salto in alto

 

 

“Momenti Fosbury” li ha definiti Alessandro Baricco

 

Quell’attimo in cui avviene un cambiamento così radicale e repentino che nulla sarà più come prima. L’attimo precedente è preistoria, il presente è avanti anni luce. La nozione di cambiamento è da sempre stata oggetto di profondo interesse nel campo delle scienze sociali, cuore pulsante delle domande socio-esistenziali dei pensatori contemporanei. Da cosa origina il cambiamento? Perché è avvenuto in quel contesto e in quel dato momento? Lungi da noi addentrarci negli intricati meandri di queste riflessioni. TEDx è innovazione, proposta, valore, tutti concetti che utilizzano il cambiamento come punto di partenza e di arrivo, contemporaneamente. L’idea è la forma embrionale del cambiamento, sia essa un abbozzo di pensieri nella mente di un bambino, sia la più chiara forma di pensiero trasposta su una lavagna da un matematico in cerca dell’equazione perfetta. L’idea, talvolta, è anche inerzia di pensiero, quello che viene chiamato colpo di genio o raptus se le sue conseguenze sono deleterie. Queste ultime sono le più affascinanti e sono, in una certa misura, i motori del cambiamento, soprattutto in campo scientifico e tecnologico, le cosiddette intuizioni geniali.

 

Giochi Olimpici, Città del Messico 1968

 

Dick Fosbury salta 2 metri e 24 centimetri e vince l’oro nel salto in alto con un’esecuzione che passerà alla storia. Da quella rincorsa semicircolare e quel salto “a pancia in su” nulla sarà più come prima. Il salto ventrale è preistoria, il Fosbury Flop è avanti anni luce. Ci si chiede, in primis, perchè Fosbury abbia deciso di saltare utilizzando una tecnica controcorrente rispetto all’unanimità degli altri atleti, in secondo luogo, cosa lo abbia portato a produrre quell’idea di salto in alto. Un’idea trasformatasi in una tecnica innovativa, più efficace, estremamente fruttuosa per colui che vinse addirittura l’oro alle Olimpiadi. Alle luci della ribalta, la maggior parte delle volte, arriva il risultato da cui scaturisce il cambiamento, il salto dorsale di Fosbury nel 1968 è il perno grazie al quale il corso della storia del salto in alto ha cambiato direzione.

Sono i retroscena a interessarci, saltare “a pancia in su” piuttosto che con lo sguardo rivolto al materasso è, infatti, l’ultimo tassello di un processo ideativo di successo che ha impegnato l’americano Fosbury per molto tempo. Come spesso accade, l’innovazione nasce quasi per caso, attraverso un progressivo e lento avvicinamento alla scoperta: durante gli allenamenti Fosbury era solito saltare con la tecnica ventrale, anche a causa delle imposizioni dei allenatori, ma con scarsi risultati dovuti alle proprie caratteristiche fisiche, non aveva, infatti, una grande potenza muscolare nelle gambe. Nel salto ventrale tutto sta nella forza che l’atleta concentra al momento dello stacco da terra. Fosbury non ottiene così grandi glorie durante le gare. L’americano non si arrende, studia ingegneria e la combinazione di prove in allenamento e lavoro di neuroni gli permette di escogitare una serie di bozzetti di biomeccanica. Ciò che è chiaro a Fosbury è che con la propria forza, notevolmente inferiore rispetto agli atleti suoi contemporanei non realizzerà mai il sogno di vincere alle Olimpiadi. Così scopre che potrebbe sfruttare una vecchia tecnica di salto a forbice, potrebbe puntare molto sulla rincorsa e sulla traiettoria di salto. Nel salto dorsale la rincorsa semicircolare fa sì che al momento dello stacco l’atleta possegga una combinazione di velocità ed elevazione del movimento tale per cui viene ridotta la potenza muscolare necessaria a saltare in altezza. Lo sforzo fisico in questo modo è minore. Controcorrente, Fosbury abbandona il salto ventrale, la zona di comfort degli atleti dell’epoca, per buttarsi a capofitto in quella che, grazie alla sua vittoria, passa alla storia come rivoluzione Fosbury.

 

Rivoluzione – dal latino revolutio-onis, rivoltare – contiene in sé lo sconvolgimento di un’abitudine, un modo di fare

 

L’accezione del termine è positiva, anche se le modalità con cui le rivoluzioni sono state condotte nel corso della storia sono state spesso violente e caotiche. La rivoluzione Fosbury non rientra né nel violento né tantomeno nel caotico, anche se ha lasciato un caos di idee attorno a sé. Mettere in discussione un modo di fare efficace per i molti, come lo era il salto ventrale, per una tecnica nuova utilizzata da un uomo soltanto, è tutt’altro che scontato. Per rivoluzionare un’abitudine non basta, quindi, solamente che l’idea venga esposta e resa fruibile alla società, deve innanzitutto avere dei presupposti solidi e innovativi, qualcosa per cui valga la pena abbandonare il passato, ma deve anche trovare terreno fertile in individui che ne possano beneficiare e che, quindi, abbiano interesse a sostenerla.

 

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Maria Marica Corrente