Creativi si nasce o si diventa?

Succo di mela o burro d’arachidi?

 

Capacità di creare con la fantasia. Riassunta in una parola: creatività. Parola che per definizione racchiude molti fattori, che non si fermano alla semplice “produzione di idee originali” come si potrebbe pensare. 

È creativo, infatti, chi si pone con particolare sensibilità ai problemi, ma è creativo anche chi è in grado di sintetizzare e analizzare, definire e strutturare in modo nuovo le proprie conoscenze.  

Quindi chi è il creativo? E soprattutto… Creativi si nasce? O lo si diventa?

Fin da bambini ci insegnano la tabellina del 7, la data della scoperta dell’America o come si allacciano le scarpe; ci chiedono “che lavoro vuoi fare da grande?” senza pensare che sia una domanda alla quale nemmeno molti 20enni al giorno d’oggi sanno rispondere. 

Cose importanti, fondamentali, ma chi ha avuto modo, da bambino, di capire se gli sarebbe piaciuto suonare il violino? Chi ci ha mai sottoposto, quando eravamo piccoli, a quesiti del tipo: “Come spalmare la marmellata senza posate e con le mani legate?” o chi si è mai interessato a quale fosse il nostro terzo colore preferito o cosa preferiamo tra succo di mela e burro d’arachidi? 

Domande improbabili, vero, ma generatrici di immaginazione, emozioni, sogni a occhi aperti, soluzioni innovative ai problemi, chiavi per aprire le porte della fantasia e benzina per alimentare la genialità

Ma non tergiversiamo. Torniamo al quesito principale. 

Picasso disse che “Tutti i bambini nascono artisti; il difficile sta nel restare tali da grandi”. Perciò sono certa che ognuno di noi abbia la propria risposta a questa domanda e che nessuno possa dire quale sia corretta o meno. È necessario tener presente, però, che il pensiero di molti, verte sul fatto che creativi si nasca. La realtà è che diventando adulti si disimpara a esserlo, o forse, involontariamente ci insegnano a non esserlo. La stereotipata gerarchia del sistema scolastico gioca a favore di questo: la creatività (associata all’arte e alla musica) viene, infatti, posta alla base della piramide, sotto la letteratura, la matematica, la storia e le scienze naturali.

Chissà quanti di noi non sapranno mai se sarebbero diventati disegnatori di fumetti di fama mondiale, e chissà quanti di noi credono fermamente di non essere persone creative, solamente perché nemmeno sanno di esserlo eccome. 

Attenzione però! Perché sì, certo, magari creativi si nasce, ma nessuno ha mai affermato che una volta disimparato non si possa più imparare a esserlo di nuovo. Anzi, sembra proprio che come i bicipiti o la memoria, anche la creatività si possa allenare. 

Se iniziassimo quindi a vedere la creatività come un’abilità da coltivare per esprimere al meglio le proprie potenzialità, più che come una dote di pochi fortunati eletti? Se capissimo che grazie a questo termine, spesso dato per scontato, potremmo invece sfruttare entrambi gli emisferi del nostro cervello e magari approcciarci con più grinta alle complessità della vita? 

Perché molti potrebbero associare la parola creatività esclusivamente all’arte. E senz’altro raggiunge i suoi massimi livelli in essa, su questo siamo d’accordo. Ma come Philip Kotler (uno dei pionieri del marketing) diceva, “La creatività si esprime in forma di umanitàmoralità e spiritualità e le persone creative si sforzano costantemente di migliorare se stesse e il mondo che le circonda.” 

Quindi si, di certo Pablo Picasso era un creativo. Ma sicuramente Margherita Hack non era da meno. 

 

Gloria Giacobbo